Perché e come digiunare

Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso! È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? …usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto… Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce.
(Is 58,4b-10 passim)

In questo prossimo tempo di grazia che sarà la Quaresima il Signore ci invita ad un modo tutto nuovo di digiunare, non tanto dal cibo, ma dalla nostra ordinarietà spesso vuota. Di quali gesti sarà fatta la nostra Quaresima? Gli inviti che ci risuonano attraverso le parole del profeta Isaia sono attualissimi. Distruggere ogni forma di schiavitù e ingiustizia, dividere il pane con l’affamato, vestire chi è nudo... le opere di misericordia corporali e spirituali, insomma, com’erano definite nel Catechismo di Pio X...
Misericordia però significa “dare il proprio cuore al misero”. Quindi non è solo un gesto esteriore per sentirsi a posto con la coscienza, ma un vero e proprio “farsi prossimi, vicini” a chi è povero. Vera e propria condivisione! Isaia non dice di dare il pane all’affamato, ma di spezzare il nostro pane e condividerlo con lui. Significa sedersi a tavola insieme, condividere la stessa mensa. E non dice di costruire capanne più solide agli indigeni delle nostre Missioni, ma di farli entrare nelle nostre case, sotto il nostro tetto.
La carità è vera solo quando si fa stando vicino al destinatario del gesto di carità. Le nostre elemosine invece, spesso e volentieri, evidenziano ancora di più la lontananza con i nostri fratelli più poveri: “mandiamo un’offerta in Brasile... facciamo un’adozione a distanza...
Paolo (nella seconda lettura del Mercoledì delle Ceneri) ci inviterà a “lasciarci riconciliare con Dio”, che in sostanza significa togliere la distanza che c’è tra noi e Lui. Lasciarci riconciliare significa non aver paura che Lui ci si avvicini attraverso i poveri e gli ultimi della terra, i nostri fratelli più piccoli. Che sia una Quaresima di vera prossimità allora!