Storia

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Per cominciare: Una discussione sul nome
Martedì 1 febbraio 1966
Per gentile concessione di Carlino Pesenti di Carlo detto Pigherì, faccio copia esatta e fedele d’una lettera a lui inviata il 29 luglio 1965, dalla Signorina Dora Coggiola della Biblioteca Civica A. Maj in Bergamo; permettendomi - per maggiore chiarezza di rilievo - di numerarne i singoli punti.
Egr. Signor Pesenti,
1. le comunico che nonostante le ricerche fatte intorno al significato del nome “Laxolo” non è risultato niente di preciso.
2. Pare comunque che questa parola derivi dal tedesco e cioè da “lasch” che vorrebbe dire “pascolo magro ed erto”.
4. Però secondo il prof. Dott. Angelo Leidi ex direttore della nostra Biblioteca e presente al nostro colloquio (si ricorda?), Laxolo deriva sì da un termine tedesco, ma più probabilmente dall’antico termine “lachesuhle” non più usato che significherebbe “pozzanghera” o meglio “insieme di pozzanghere” formanti un laghetto - pantano. Il Dott. Leidi però non mi ha ancora detto dove ha trovato questa notizia.
5. Se il nostro Direttore, Mons. prof. Luigi Chiodi che legge sempre documenti antichi potrà trovare qualcosa in proposito glielo farò sapere.
Omissis...

Dora Coggiola
Minuzzoli su Laxolo
Lunedì 23 ottobre 1966
Eccoti, cara e gentile Marina, le notizie che mi chiedi con la tua del 21 corr., sul davvero “grazioso paesino” come tu lo chiami, ch’è il nostro Laxolo.
1. Il nome.
a) Secondo il Dott. Prof. Angelo Leidi - Medico e Filosofo - ex Direttore della Biblioteca Civica di Bergamo, scomparso purtroppo il 18 di questo mese a 73 anni, Laxolo deriverebbe dal tedesco “lasch” (pascolo magro ed erto) oppure da un altro termine arcaico tedesco “lachesuhle” che significherebbe pozzanghera, pantano. E tale doveva essere qualche secolo addietro come e più di oggi il suo fondo concavo e quasi pianeggiante che raccoglieva le acque - sia sorgive che piovane - discendenti dal territorio alto. Non è possibile però parlare seriamente dell’esistenza di un vero e proprio lago o laghetto, da cui sarebbe derivato un “lacus solus” - lago solo, cioè solitario, donde Laxolo. Da notare, tra l’altro, che “lacus” in latino è femminile.
b) Io invece, più semplicemente e forse più veramente, lo deriverei dal latino “laxus” (largo, ampio, spazioso), e “solum” (fondo, suolo, terra, luogo, campagna) aggettivo che contratto - poi col passare del tempo - in Laxolum hanno dato benissimo Laxolo come a dire luogo largo, aperto, spazioso, in confronto con il rimanente di Val Brembilla, ch’è tutto una strettoia a ripa o costa più o meno scoscesa e dirupata.
c) Ciò parrebbe ricevere una conferma da una antichissima moneta bronzea del peso di 22 grammi, con l’effigie e la scritta ancora visibilissime sul retto nientemeno che dell’imperatore Domiziano (81-96 d. C.), ritrovata a caso qualche anno fa da un ragazzo di Laxolo, Gianpietro Moretti di Carlo, frugando fra i detriti di uno scoscendimento del terreno sul fianco destro del torrente Brembilla, dal medesimo Moretti a tutt’oggi gelosamente conservata. Si potrebbe dunque anche supporre che uno dei soldati romani di stanza in Bergamo in ispezione alla Val Brembilla, vi abbia perduto questa moneta e che gli stessi soldati, raggiunto l’altopiano dell’odierno Laxolo, spontaneamente gli abbiano dato il nome in semplice e puro latino; senza che noi abbiamo ad incomodare il genio inventivo dei barbari Alemanni, calati assai più tardi a far strazio delle nostre belle contrade. Ma lasciamo il dibattito agli specialisti.
Parroco don Ugo Dal Buono

Laxolo nei secoli
La prima volta che si trova citato il nome di Laxolo è in un documento del 1189, conservato nell’archivio della Curia di Bergamo; è un atto notarile che riguarda la decima di Clanezzo e in esso, ad un certo punto, si trova nominata, tra i confini di un pezzo di terra, la “via quae vadit ad Letezolum”, cioè la strada (naturalmente, dati i tempi, un semplice sentiero o mulattiera) che porta a Laxolo. Questo sentiero esiste ancora e sale da Clanezzo, percorre a mezza costa le pendici valdimagnine del monte Ubione, supera la cresta tra il colle di Moscarino e il Corno piccolo, per scendere poi verso Laxolo. Un altro documento, di pochi anni posteriore, riporta invece “Lazolum”.
Questi documenti possono servirci anche da stimolo per discutere sull’origine del nome del paese.
Sono state fatte varie ipotesi, una più fantasiosa dell’altra, che io non voglio ricordare tutte per non annoiarvi. Don Ugo, l’indimenticabile vecchio parroco di tanti anni fa, proponeva un latino “laxum solum”, per indicare il suolo o fondo dell’antico lago, ma è un’ipotesi troppo dotta per essere accettabile. I documenti citati non ci permettono di fare luce sulla questione, ma di sicuro ci dicono che le varie proposte finora fatte sono inesatte. C’è solo da aggiungere che anche una piccola frazione di Sorisole porta lo stesso nome.
A proposito di lago, esso, se ci fu, doveva occupare una piccola depressione lasciata da una enorme frana staccatasi in tempi antichissimi dalla Corna Marcia e dal Colle Moscarino e il cui fronte è ancora visibile tra Caberardi e Caremondi. Il lago cominciava pressappoco dove ora c’è il campo sportivo ed era quindi molto piccolo. Col tempo il fiumiciattolo che ne usciva scavò il ciglio della frana ed il lago si svuotò; l’opera di erosione poi continuò e creò il profondo vallone che termina nella Brembilla all’altezza di Magnavacche.
La “via quae vadit ad Letezolum” ci ricorda anche un tempo facevano parte della Brembilla, oltre a Laxolo, anche Ubiale e Clanezzo. Le contrade di Laxolo portano ancora il nome delle famiglie che vi abitarono anticamente per secoli: gli Allegreni di Calegreno, i Berardi di Caberardi, i Raimondi di Caremondi, i Pesenti di Capesenti, e così via.
Ai tempi delle lotte tra i guelfi e i ghibellini (1300-1400), anche Laxolo dovette subire pesanti danni. In una occasione decine di case e di fienili vennero distrutti col ferro e col fuoco dai guelfi di Valdimagna e di Val San Martino per vendicarsi delle incursioni che quelli di Laxolo avevano compiuto in Valdimagna
Coll’avvento di Venezia e dopo la cacciata dei Brembillesi (1443) il comune di Brembilla cambiò nome e divenne il “comun di santo Giovanni di Laxolo”, dal nome della contrada dove si trovava, e si trova tuttora la chiesa parrocchiale, e cioè l’attuale capoluogo del paese.
La chiesa di Laxolo, invece, è dedicata a San Gottardo e solo in questo secolo è diventata parrocchia autonoma staccandosi da Brembilla. Nel corso dei secoli essa è stata arricchita di quadri e arredi soprattutto grazie alla generosità di laxolesi emigrati e arricchitisi nei commerci, soprattutto a Genova, meta preferita di chi andava in cerca di fortuna. E di Genova era quel laxolese, Andrea Carminati, che permise a Brembilla, col suo lascito (appunto la cappellania Carminati) di stipendiare un curato che aiutasse il parroco nella sua attività pastorale e che facesse da maestro di scuola per i bambini del paese.
Nel secolo scorso la famiglia più importante di Laxolo fu quella dei Carminati Codega, che dominava il paese dall’alto delle sue case padronali di Carbolom e della Torre e da cui uscirono medici, notai, farmacisti, religiosi (tra cui anche il canonico Paolo Carminati). Notevole anche la famiglia Musitelli di Caremondi, da cui uscirono due parroci di Brembilla, Vincenzo (1758) e Gianantonio Musitelli (1785).
La costruzione della strada carreggiabile sul fondovalle, verso la metà del ’800, tagliò fuori Laxolo dallo sviluppo che Brembilla ebbe con l’unità d’Italia. Solo con la costruzione della strada di collegamento con Brembilla (negli anni 50) e poi con Berbenno (negli anni 60) Laxolo è uscito dall’isolamento ed è diventata la zona di maggior sviluppo del comune.
(Prof. Giovanni Salvi 1994)

La Chiesa Parrocchiale attuale
a) Dedicata a San Gottardo Vescovo, come l’antica preesistente, è di recente costruzione. Iniziata nel 1936, è stata portata a termine nel 1938 e consacrata il 5 febbraio dello stesso anno dal Vescovo di Bergamo Monsignor Adriano Bernareggi, Milanese di Oreno.
b) Il suo stile è un misto di neoclassico e di moderno (900), che ad alcuni piace, ma a me, sinceramente no.
c) Il progettista è stato l’Ing. Gianfranco Mazzoleni di Bergamo.
d) Al suo posto, poco distante in avanti, sorgeva l’antica chiesetta di San Gottardo, inizialmente una modesta ed isolatissima cappellina campestre della seconda metà del ‘400, in seguito ripetutamente ampliata ed abbellita sino agli ultimi anni del ’800. É stato un vero peccato la sua totale demolizione, perché conservava ancora degli elementi molto interessanti come stucchi ed affreschi.
e) La nuova chiesa è stata commissionata, meglio dire voluta, dal popolo, con le sue offerte e soprattutto con il suo gratuito, generoso lavoro, sotto la guida appassionata dell’allora secondo Parroco e mio antecessore, don Luigi Rota.
Parroco don Ugo Dal Buono