Verbale del CPV del 28/3/2012

Riportiamo il verbale della seconda seduta del Consiglio Pastorale Vicariale 2012-2017

Mercoledì 28 marzo 2012 alle ore 20.30 il rinnovato Consiglio Pastorale Vicariale si è riunito per la seconda volta (penultima di quest’anno pastorale che sta volgendo al termine) presso la consueta sede dell’oratorio di Zogno. Dopo la preghiera iniziale, il vicario locale don Cesare Micheletti ha introdotto il primo (e principale) punto all’ordine del giorno, ovvero: il confronto, sollecitato dal Vescovo, e la raccolta di riflessioni intorno all’eventuale formazione di una o più Unità Pastorali sul territorio del nostro vicariato. Al fine di illustrare le modalità concrete e la tempistica caratteristica di questa nuova (se non altro relativamente nuova) forma di condivisione pastorale, don Cesare ha illustrato, previa lettura di un documento di sintesi redatto da Mons. Lauro Tisi, il modello (obiettivi, costituzione e compiti delle Unità Pastorali) seguito nella diocesi di Trento. Successivamente, si è aperto il dibattito, di cui si riportano gli spunti più significativi.

  1. Anzitutto, a fronte dell’arrivo, nell’ultimo anno, di ben tre nuovi sacerdoti, si è ritiene necessario (sia a loro che alle loro comunità) garantire un tempo utile per consolidare una reciproca conoscenza e una pastorale comune e condivisa. D’altra parte, la prospettiva che ad alcune nostre comunità (Grumello, Stabello, Poscante, Somendenna-Miragolo) non sia più garantita la presenza di un parroco residente, ha reso fin d’ora urgente una riflessione intorno all’eventualità di sopperire a questa eventuale carenza attraverso l’istituzione di Unità Pastorali, anche tenendo conto dell’arricchimento che quest’ultima potrebbe portare sul nostro territorio e, non ultimo, che il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci ci spinge, più o meno direttamente, a condividere con gli altri ciò che abbiamo a disposizione.
  2. Riflettere “in anticipo” a questa possibilità potrebbe rendere più facile, sia a livello organizzativo sia, soprattutto, a livello di mentalità, l’istituzione eventuale di questa nuova forma di pastorale del territorio, che, proprio in quanto “nuova”, rischierebbe, se introdotta senza un cammino di preparazione, di non essere percepita e compresa per quello che effettivamente è e può offrire. Riflettere “in anticipo” a questa possibilità ci permette, inoltre di valutarla e soppesarla nel rispetto della storia e delle abitudini di ogni nostra singola comunità. Per questo motivo si ritiene che la gradualità e la “politica dei piccoli passi” sia il modo migliore per avvicinarsi ad essa.
  3. L’eventuale istituzione di Unità Pastorali sul nostro territorio induce a fare una riflessione sul ruolo dei sacerdoti e sulle nuove responsabilità che i laici dovranno assumere in questo contesto. A tal fine, urge, anzitutto, una conversione dei preti (vale a dire: la loro convinzione a mettersi in gioco, poiché non è così scontato che essi siano favorevoli al modello delle Unità Pastorali) e un cammino di educazione per i laici (riflessione suscitata da una significativa provocazione sorta in sede di Consiglio: “Ma una parrocchia senza parroco può ancora essere definita autenticamente parrocchia?”). In particolare, data l’essenzialità che anche i giovani possano essere protagonisti di questo passaggio, si ritiene che la parrocchia (ogni parrocchia) con tutte le risorse di cui dispone (in primis il Consiglio Pastorale Parrocchiale), debba trovare nuovi modi per generare la fede e non, semplicemente, per custodirla. Si tratta, cioè, di un’iniziativa che deve poter nascere “dal basso” ed essere vissuta come un’evoluzione “naturale” della pastorale nella direzione di una nuova condivisione e non come un’imposizione dall’alto dovuta esclusivamente alla carenza (reale, concreta e indiscutibile) del numero di vocazioni.
Queste, invece, le riflessioni più concrete relative all’eventuale costituzione di Unità Pastorali sul nostro territorio.

  1. L’Unità Pastorale potrebbe essere una risorsa per ri-organizzare la pastorale comunitaria delle parrocchie di Grumello de Zanchi (don Umberto si approssima alla chiusura del suo mandato per raggiunti limiti d’età), Poscante (don Guglielmo, come sopra) e Stabello (verrà inviato un altro parroco dopo don Luciano?). Certo, alcune difficoltà di carattere geografico territoriale sembrerebbero ostacolare questo eventuale progetto, se non altro in relazione alla possibilità di istituire una Unità Pastorale “riservata” solo ad esse. Sarebbe forse logisticamente più agevole porre il centro dell’Unità in una parrocchia come Zogno che, posta geograficamente al centro della valle, è agevolmente raggiungibile da ogni direzione. Ciò darebbe modo ad una parrocchia grande come Zogno di usufruire di un prete in più e alle comunità di cui sopra di continuare ad avere un parroco, sia pur non più residente, e di condividere con più consistenza alle proposte pastorali della parrocchia zognese.
  2. Un’Unità pastorale invece più compatta potrebbe essere costituita, per ovvie ragioni geografiche, per una collaborazione per certi versi già avviata e tenuto conto che la scuola elementare di Endenna (ma anche le scuole superiori) fungono già da polo di riferimento della vita quotidiana, fra le Parrocchie di Endenna e di Somendenna-Miragolo, anche tenuto conto che, dopo don Giorgio, il cui mandato è ormai ventennale, non sarà così scontato che quest’ultima possa di nuovo usufruire di un parroco residente.
  3. Le comunità di Brembilla e di Laxolo, di fatto, sono geograficamente pre-disposte all’eventuale costituzione di una Unità pastorale, pur trattandosi di due realtà pastoralmente e storicamente gestite in modi diversi. La presenza di don Pietro, ora anche curato di Brembilla, potrebbe essere un elemento di mediazione, dialogo e condivisione di cui poter usufruire. Da valutare, invece, la situazione della parrocchia di Gerosa.
  4. Forse più delicata la situazione che riguarda la parrocchia di Ubiale. Quest’ultima, infatti, nell’eventualità della formazione di un’Unità Pastorale, sarebbe più logicamente associabile a parrocchie (come Sedrina o Clanezzo) che non fanno parte del nostro vicariato. Discorso peraltro già avviato sul territorio.

Questo, in sintesi, il nostro contributo alle richieste del Vescovo. Questa, inoltre, la nostra speranza: che tutti i membri delle nostre comunità possano avvicinarsi con gradualità ai passaggi che ci attendono nel futuro (più o meno prossimo); che possano partecipare “da protagonisti” a questi passaggi; che ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo affinché, a prescindere da ciò che ci aspetta, il futuro possa essere vissuto in autentico spirito cristiano; che le nostre parrocchie non vengano private delle loro radici e, del pari, possano essere aperte a nuove ramificazioni e fruttificazioni. Certo, non si tratta, in ogni caso, di un cammino facile. Serve tempo. Ma, soprattutto, serve tanta convinzione. Da parte di tutti.

Dopo una revisione del calendario delle iniziative vicariali (secondo punto all’ordine del giorno) e una conseguente selezione di quelle che saranno confermate, di quelle che andranno riviste e di quelle che, per un motivo o per un altro, verranno soppresse, la seduta si è chiusa, previa recita della Compieta, alle ore 23.00.

Sandro