Pasqua in crisi

Viviamo in un tempo di crisi. Economica, politica, storica, sociale, spirituale…
Ma la crisi non è sempre qualcosa di negativo. Spesso è un momento per capire meglio ciò che invece sembra scontato nell’indifferenza della quotidianità. La parola “crisi” deriva dal verbo greco krinèin, che significa separare, distinguere, giudicare, dis-cernere, de-cidere, tagliare, rompere… La crisi è un taglio profondo nella vita, ma se assimilato bene può portare più ordine.
Anche la Pasqua, per i cristiani, dev’essere un momento di crisi, di passaggio (in ebraico pasqua significa proprio “passaggio”), di forte cambiamento, di discernimento spirituale su tutti i fronti.
A prima vista sembra che la Pasqua non abbia niente a che vedere con la crisi. Invece questa festa nacque proprio dalla più antica delle crisi: quella del ciclo annuale della vita della natura. La lotta per sopravvivere fa parte della dinamica della vita, e il momento più critico è quando la vita perde la sua forza e rischia di estinguersi. È allora che avviene il prodigio più grande: da dentro alla morte (simboleggiata dal rigore dell’inverno) le forze vitali si rimettono in moto e tutto l’universo sembra cospirare a favore della vita che riprende vigore in primavera.
Fu per celebrare questo trionfo della vita sulle forze della morte che sorse la festa tra i popoli antichi, già molto prima che se ne appropriassero gli Ebrei come memoriale della loro liberazione dall’Egitto. I ritmi della natura, quindi, fanno un po’ da “parabola” della storia umana. In un primo momento, la vittoria di alcuni sembra dover passare per forza attraverso la sconfitta di altri (lo stesso racconto biblico della liberazione di Israele implica la descrizione euforica della morte degli Egiziani). È stata necessaria la venuta di Cristo, in una Pasqua nuova e definitiva, per farci capire che il segreto della vita umana sta invece nel donarsi. Donando la sua vita per amore Cristo sconfigge la morte con la vittoria della risurrezione. Ma la simbologia della nostra fede può aiutarci ad affrontare la grave crisi attuale? Il momento presente sembra non corrispondere in alcun modo al ritmo dei cicli della natura, perché non prende in considerazione nessuna “pasqua”. Anzi, questa crisi mette in mostra gli sbagli più gravi commessi dalla nostra civiltà, errori che minacciano la vita stessa del pianeta.
Forse, il Signore ci sta chiedendo di saper attendere... Quando dissero a Gesù che il suo amico Lazzaro era malato, non lo visitò subito, ma aspettò che morisse, dicendo: «Questa malattia non è per la morte, ma perché si manifesti la gloria di Dio». Anche adesso è inutile avere fretta davanti alla crisi, perché essa ci chiede molto di più che dei cambiamenti superficiali. Prima è necessario lasciar morire le molte illusioni di una civiltà contrassegnata dalla deturpazione della natura, dallo spreco, dalla disuguaglianza che produce miseria e violenza. Questa crisi ci deve insegnare strade di rispetto, di giustizia sociale e fraternità. Questa volta la Pasqua ci rimanda al Venerdì Santo: prima di risolvere la crisi, abbiamo ancora molti equivoci da lasciar morire.